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Introduzione

Non è facile prendere decisioni se e quando effettuare l’azione di recupero crediti, nonché a chi rivolgersi. Infatti, molte sono le valutazioni da prendere in esame: rischi, costi, tempi procedurali, professionalità degli addetti ai lavori, benefici fiscali ecc., rappresentano i primi nodi da sciogliere.
Certo è che il creditore in presenza di crediti insoluti, magari incagliati da molto tempo, dovrà assumere validi provvedimenti anche per evitare che gli stessi rimangano a lungo nelle cosiddette poste attive del bilancio aziendale; mentre l’eventuale irrecuperabilità dei medesimi deve essere in qualche modo fatta valere con gli strumenti legali, al fine di poter almeno inserire tale posta nelle passività, dove si dimostrasse impossibile il recupero, nonché procedere al recupero certo dell’IVA (ex art. 26, secondo comma, D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633).
E’ bene rammentare che la scelta dell’azione giudiziale da proporre a tutela di crediti da esigere costituisce il frutto di elaborazioni di dati e decisioni che partono necessariamente da una disamina della situazione economica e giuridica della parte debitrice, valutata nel suo complesso, non senza trascurare, se possibile, anche gli eventuali condizionamenti psicologici di controparte. In pratica, prima di decidere quali azioni legali intraprendere è necessario effettuare una disamina di tutti gli elementi raccolti (relazioni esattoriali, atti camerali e patrimoniali) volti ad ottenere una precisa conoscenza della solvibilità del debitore: attività lavorativa, consistenza immobiliare, esistenza di crediti che il medesimo possa vantare (ad esempio come retribuzioni, provvigioni, od altro) nei confronti di terzi e così via.
Anche gli eventuali procedimenti penali in cui possa incorrere il debitore costituiscono un elemento di sollecitazione a pagare: è chiaro infatti che, esistono situazioni nelle quali la minaccia di una azione penale (per truffa – insolvenza fraudolenta – appropriazione indebita) così come la minaccia di un pignoramento del quinto dello stipendio (ovviamente presso il datore di lavoro del debitore), possono costituire fatti persuasivi ed efficaci per indurre l’obbligato moroso a valutare l’importanza di adempiere. Fra le valutazioni preliminari da farsi vi è necessariamente quella dei costi delle azioni legali da intraprendere, in funzione sia dell’entità del credito da recuperare, sia delle possibilità concrete di conseguire risultati, sufficientemente probabili o possibili, attraverso le azioni legali prescelte, sì da evitare che un’azione di recupero credito si trasformi in un ulteriore danno nei confronti della parte creditrice per effetto della impossibilità di pervenire ad un risultato favorevole.
Sappiamo infatti che la giustizia, comunque adita, cioè comunque “utilizzata” dalla EUROcrediti per conto dei suoi assistiti con qualsivoglia azione (ordinaria, cautelare, con ingiunzione di pagamento, con esecuzioni, con denunce o querele, con istanza di fallimento o con altri mezzi) ha dei costi certi da corrispondere alle cancellerie interessate, agli uffici del Registro, agli ufficiali giudiziari, ai professionisti incaricati per l’esecuzione delle predette attività. Fatta questa considerazione di ordine generale, passiamo al modus procedendi di EUROcrediti.
Il primo atto che la EUROcrediti, per il tramite della sua divisione legale, porrà in essere è una diffida di pagamento - "messa in mora" nei confronti del debitore contenente l’invito a pagare (sorte capitale, interessi moratori, spese bancarie., ecc.).

- Diffida di pagamento et messa in mora
- Azione di cognizione ordinaria
- Ingiunzione di pagamento (D.I)
- Azione esecutiva
- Istanza di fallimento
- Azione revocatoria e azione surrogatoria
- Sequestro conservativo

- Azioni penali
- Considerazioni
- La cessione dei crediti quale scelta economica in presenza di crediti di dubbia riscossione